L’eredità storica
Da alcuni studi storici, la zona del canavese oggi conosciuta soprattutto per la produzione di Erbaluce DOCG, è riconosciuta per essere la culla di una varietà di uva Nebbiolo chiamata “picotendro” o “Picotener” (dal picciolo o peduncolo tenero). Tale varietà, a partire da fine Settecento, non solo era rinomata per dare produzioni di alta qualità ma rappresentava anche un elemento di pregio e vanto dell’agricoltura di Villareggia.
I decenni più difficili
Purtroppo con il passare degli anni tale vocazione è andata progressivamente perdendosi in seguito ad un intreccio di eventi storici che combinandosi tra loro, provocarono un abbandono quasi totale della vitivinicoltura del luogo.
Infatti, a partire da fine ‘800, la diffusione della fillossera e delle malattie crittogamiche della vite (peronospora e oidio) che contribuirono a devastare le produzioni viticole di tutta Europa e la creazione di consorzi di miglioramento fondiario in grado di rendere irrigui i terreni più pianeggianti, portarono allo sviluppo di colture all’epoca maggiormente richieste come il mais.
Dal 2014, un nuovo progetto
Nel dopoguerra la nascita delle grandi realtà industriali di Olivetti e Fiat diedero una forte un’attrattiva di miglioramento delle condizioni sociali dei coltivatori, in un periodo nel quale il lavoro nei campi era estenuante e del tutto manuale (se non con l’ausilio dei buoi delle proprie stalle) e provocarono il progressivo abbandono della coltivazione della vite nella zona ed in particolare del Comune di Villareggia.
È così che nel 2014, nasce l’idea di un progetto molto ambizioso, la creazione di una propria cantina in Canavese, a Villareggia, che riporti in vita due eccellenze locali aventi solide basi storiche ma con un occhio verso il futuro: il vino Nebbiolo ottenuto dai cloni di picotendro e l’Erbaluce certificati da agricoltura biologica.
Il Nebbiolo canavesano & l’Erbaluce
Negli ultimi anni infatti Luca si accorge di come produzioni storiche e pregiate come il Nebbiolo canavesano e l’Erbaluce di Caluso avessero bisogno di innovazione per poter risorgere.
La filosofia alla base del progetto è la produzione di vini pregiati, dalle qualità organolettiche chiare e rappresentative del territorio ma al tempo stesso sostenibili, soprattutto dal punto di vista ambientale, rivoluzionando le teorie e le pratiche di agricoltura adottate negli ultimi 50 anni.
Una sfida avvincente
La sfida è molto avvincente. Un territorio vivo e fiorente è composto da più elementi e fattori che si intrecciano fra loro in modo sinergico: i più importanti sono sicuramente l’ambiente e le persone. Per ottenere grandi vini bisogna saper credere nel proprio territorio, rispettarlo, curarlo e valorizzarlo in tutti i suoi aspetti perché esso possa esprimersi al meglio.
Inizia così un nuovo percorso, fatto di dedizione, osservazione e ricerca della perfezione in tutto ciò che riguarda la produzione di un grande vino, dal campo alla bottiglia.